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Trigger warning: questo post parla di temi legati alla gestione del lutto, vi prego di considerarne la sensibilità prima di proseguire.
Quando ho aperto questa newsletter avevo un’idea ben precisa: parlare della mia esperienza personale nel costruire una vita a cavallo tra due Paesi e intervistare persone che già vivono ‘In-Between’ diverse situazioni, siano luoghi, lavori, passioni o famiglie.
Poi mi ha contattata Natalia Pazzaglia ed è nata l’idea di questo post sul Frammezzo come fase di elaborazione del lutto.
L’email di Natalia mi ha ricordato che donare le proprie idee al mondo significa permettere agli altri di prenderle e farle proprie: le interpretazioni altrui aprono significati nascosti e inediti, donando nuova forma alle nostre suggestioni. Il risultato è un sorprendente arricchimento di significati.
Ringrazio lei, Isabel e il team di Legacy Compass per aver preso Frammezzo e averci visto ciò che ne volevano, e avevano ragione.
È proprio vero che, insieme, si può arrivare sempre più lontano che da soli.
La scrittrice americana Joan Didion
Quest’anno, seduta al tavolo di un ristorante nella sperduta Brianza, ho avuto una conversazione che molti considererebbero ‘spiacevole’ con i miei genitori: ho chiesto loro se potessero aiutare a preparare me e mio fratello per quando, spero tra tanti anni, moriranno.
No, non è stata l’influenza della mia passione per i cimiteri a spingermi a fare questa domanda. Chi mi conosce bene, infatti, sa che:
Ho passato tutto il primo e il secondo lockdown del 2020 a camminare due volte al giorno tra i vialetti del meraviglioso cimitero di West Brompton a Londra, perchè era la zona verde più vicina a casa mia.
Ovunque vada in viaggio, cerco di visitare un cimitero storico.
Continuo imperterrita a prediligere passeggiate meditative all’interno di cimiteri muschiosi e pieni di verde, tombe antiche e uccellini.
Ma no, confermo, non sono stati i cimiteri a spingermi ad intavolare quel discorso; piuttosto, è stata la mia mania di controllo.
I miei genitori sono ancora giovani, come lo siamo io e mio fratello, ma il vivere lontano da casa per oltre una decade ha affinato la mia consapevolezza di non sapere come muovermi attraverso la burocrazia italiana in caso di bisogno.
Trasferirmi in un altro Paese all’ingresso dell’età adulta ha significato dovere imparare da sola, o con l’aiuto di amici (non di parenti), come aprire un conto in banca, pagare le bollette, a cosa prestare attenzione nelle clausole di un contratto e così via.
Queste praticalità fanno parte dell’importante lezione: ‘Come muoversi in una società a livello burocratico’, solitamente tramandata dai membri anziani a quelli giovani della comunità .
Io, invece, le praticalità di una vita da adulto indipendente le ho imparate tutte da sola, in Inghilterra.
Il cimitero di West Brompton a Londra, UK
Questa sensazione di essere on my own, ha accentuato alcuni tratti del mio carattere, come il bisogno di organizzazione e di tenere *tutto* sotto controllo per sentire di poter gestire ogni possibile situazione (entrambe attitudini che cerco di lasciare andare a colpi di yoga, meditazione, terapia e capelli bianchi).
Questo fatto però, ha anche esasperato una sorta di ansia di sottofondo per la mia consapevolezza di non sapere assolutamente come gestire la vita in Italia, soprattutto la burocrazia, e soprattutto nel caso gli anziani della mia tribù non dovessero essere più presenti per insegnarmi cosa fare nel momento del bisogno.
Per tali ragioni, seduta in quel famoso ristorante, ho deciso di condividere con i miei genitori il senso di ansia latente che mi attanaglia chiedendo loro: ma se voi doveste morire, noi cosa dovremmo fare, chi dovremmo chiamare?
Arrivata a questo punto del racconto, vi devo parlare di una coincidenza.
Se io proprio quest’anno ho deciso di affrontare la conversazione sulla morte con la mia famiglia, sempre io, nelle scorse settimane, sono stata contattata da Natalia Pazzaglia, fondatrice di due piattaforme per il supporto alla gestione del lutto, una in Italia e una in UK.
Natalia mi ha scritto dopo avere scoperto la mia newsletter perchè ha visto, in una delle possibili interpretazioni del concetto di Frammezzo, delle affinità con lo stato naturale della gestione umana del lutto.
Se anche la vostra reazione nel leggere questa frase è di stupore (la mia lo è stata), prego di proseguire per capirne di più.
Clicca qui per scoprire di più su Legacy Compass e supportare l’attività di crowdfunding della startup
Le piattaforme aperte da Natalia si chiamano Lasae, quella italiana, e Legacy Compass, quella inglese, che è anche una startup, e sono proprio focalizzate sulla gestione della perdita, sia dal punto di vista emotivo che pratico.
Nella società occidentale, la morte è spesso un argomento tabù. Quindi è probabile che anche chi abbia vissuto sempre e solo nella stessa città in cui è nato, senza essersi trasferito in un altro Paese come ho fatto io, non abbia in realtà un’idea precisa di come gestire le praticalità riguardanti un funerale, l’eredità e così via.
Uno dei goal di Natalia e del suo team è proprio quello di orientare e informare sulle questioni pratiche che la morte di una persona porta con sé: dalla preparazione del funerale a cosa succede con i conti bancari, dal controllo sulle assicurazioni alle conseguenze fiscali, passando per l’eredità digitale e l’amministrazione degli immobili.
Il Cimitero do Prazeres a Lisbona, Portogallo. In fondo, il mare.
Ci è voluto qualche giorno perchè riuscissi a capire l’idea di Natalia, quella di una connessione tra i suoi progetti e la mia newsletter, poi però ci sono arrivata anche io.
Sia che si tratti di morte improvvisa, sia che sia stata prevista per tempo tramite la diagnosi di una malattia, si potrebbe infatti identificare come Frammezzo lo stato in cui si entra quando qualcuno a noi vicino viene a mancare. Un periodo temporaneo che ci serve per aggiustare il tiro.
Dopo che muore un nostro caro la vita come prima, infatti, continua in apparenza, ma è anche tutto diverso, perchè sta per finire. Anzi, è già finita.
Lo shock provocato da questo concetto, spesso, è troppo forte per poterlo digerire in un solo colpo e induce l’essere umano ad entrare in uno stato di ‘in-between’. Un vivere a metà tra l’accettazione dell’inaccettabile e il continuare a pensare cose, persone e situazioni come se fossero ancora vive, normali, quotidiane.
Se non l’avete già letto, consiglio il libro L’ Anno del Pensiero Magico di Joan Didion, scritto dall’autrice americana a ridosso dell’improvvisa morte prima del marito John, e poi della figlia Quintana.
Un cimitero vicino a San Juan Chamula, Chiapas, Messico
Didion - scrittice iper razionale - racconta diversi pensieri irrazionali che hanno guidato la sua esistenza nell’anno successivo a questi lutti: per esempio, il non volere buttare tutte le scarpe di John nel caso lui fosse, dopo tutto, tornato a casa.
Questi comportamenti, come tanti altri, succedono e sono naturali. Anzi, succedono e sono salvifici. Dico ‘salvifici’ perchè la mente ci impiega un po’ ad aggiustarsi alla nuova realtà .
Le emozioni sono fatte di sfumature, non cambiano all’improvviso, e accettare di avere ancora bisogno di pensare la persona mancata come possibilità di presenza può essere, in un certo senso, salvifico. Può aiutare alcune persone ad addormentarsi la sera, per esempio, per altre è invece uno step necessario nell’accettazione per gradi della mancanza.
Il Frammezzo tra la vita di prima e la vita del poi è quindi, a volte, l’unico stato possibile in cui si può sopravvivere - almeno per un po’ - di fronte ad eventi tragici e a cambiamenti improvvisi.
Una realtà in cui chi è mancato, o sta per mancare, è ancora lì, in qualche modo. Ci resterà finchè non si troverà la forza di lasciare andare e, soprattutto, finchè non si avrà la forza di entrare nella fase della trasformazione.
Il Cimitero San Lazaro ad Antigua, Guatemala
Come ci cambia la morte? Il supporto che Lasae e Legacy Compass offrono è molto focalizzato anche su questa domanda che a volte viene messa in secondo piano.
Il lutto trasforma chi resta. Il lutto devia le rotte, cambia la postura, apre alla consapevolezza di tante piccole cose cui, prima, non si faceva caso.
C’è la vita prima e c’è la vita dopo. In mezzo, c’è l’In-Between, per prepararsi alla trasformazione.
Ho chiesto a Natalia il suo punto di vista su questo argomento e di raccontarmi il suo progetto lavorativo in supporto alle persone che stanno affrontando un lutto. Queste sono le sue risposte.
Natalia Pazzaglia
Natalia, perchè consideri il Frammezzo uno stadio importante della gestione del lutto?
Perché c'è una vita prima e una vita dopo, e magari non sei pronto per affrontare il passaggio tra queste due fasi. Il lutto porta con sé il concetto del tempo: a volte sembra infinito, come se non si riuscisse mai a superare ciò che è accaduto, altre volte è un tempo veloce, imposto dagli altri, che spingono a tornare subito alla normalità .
Tra questo tempo lento e quello rapido c'è uno spazio di mezzo, un periodo in cui è fondamentale confrontarsi con se stessi e trovare il proprio ritmo. Questo spazio permette di gestire le emozioni e riflettere sulla propria vita. Inoltre, vedere la morte di qualcuno che amiamo ci rende consapevoli del fatto che non siamo qui per sempre e ci offre l’opportunità di domandarci se stiamo vivendo davvero la vita che vogliamo.
Cosa di questo ‘spazio di mezzo’ tra la ‘vita prima’ e la ‘vita dopo’ può essere utile e salvifico per chi sta affrontando un lutto?
Questo spazio di mezzo rappresenta un momento in cui ci si può permettere di rallentare, di non essere immediatamente pronti per tornare alla routine quotidiana. È uno spazio protetto in cui si può elaborare il dolore senza sentirsi obbligati a seguire i tempi imposti dagli altri o dalle aspettative sociali. In questo periodo è possibile sviluppare consapevolezza, accettare la perdita e cominciare a immaginare un nuovo equilibrio, rispettando i propri tempi e i propri bisogni.
Cosa significa Lasae, il nome della tua piattaforma di supporto italiana?
Lasae è un nome che deriva dalle divinità etrusche, che erano considerate degli angeli. Queste figure accompagnavano non solo chi andava, ma anche chi restava, ovvero coloro che vivevano il lutto.
Queste divinità , che erano alate, aiutavano infatti i defunti nel passaggio verso l’aldilà , ma poi tornavano indietro per consolare i vivi.
Secondo alcune interpretazioni, le Lasae sono state l'ispirazione per gli angeli della religione cristiana. Rappresentano quindi il ponte tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, un’immagine che riflette il percorso di supporto che vogliamo offrire attraverso la piattaforma.
In che modo la morte di una persona cara può essere un percorso trasformativo?
Vedere morire una persona vicina a noi è uno degli eventi più forti che possiamo vivere. Ci costringe a confrontarci con la nostra vulnerabilità e con il fatto che la vita finisce, ma può anche portarci a riflettere profondamente su ciò che conta davvero. Questo momento di consapevolezza può trasformarsi in un'opportunità per riorientare le nostre priorità , vivere con maggiore intenzionalità e trovare un nuovo significato nelle cose che facciamo. È un processo difficile ma, se affrontato con il giusto supporto, può diventare un potente strumento di crescita personale.
Quali sono i prossimi step per Legacy Compass, la startup inglese che hai aperto nel 2023?
Il nostro obiettivo è sviluppare ulteriormente la piattaforma e iniziare a proporre i nostri prodotti sul mercato. Vogliamo offrire percorsi di trasformazione personale, utilizzando il concetto di perdita e lutto come strumenti per riflettere, crescere e vivere con maggiore consapevolezza. Stiamo lavorando per ampliare il nostro impatto e raggiungere sempre più persone con il nostro approccio unico.
Alcune risorse utili
Connect with Natalia Pazzaglia
L’anno del pensiero magico, Joan Didion (Affiliate link)
Italia
Regno Unito
Supporta il Crowdfunding entro l’8 Dicembre 2024
Embracing Death and Dying, a place to share ideas and practical advice on death and dying. This is an yearly event (free of charge) that takes place at Kagyu Samye Dzong London (KSDL) Tibetan Buddhist Centre in Bermondsey, south east London, organised by The Bardo Group.
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